martedì 27 dicembre 2011

Khalil Ibrahim e George Athor: destini paralleli in Sudan e Sud Sudan

Due leader ribelli uccisi a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro. Il primo a cadere è stato il generale George Athor, da circa un anno e mezzo in armi contro il governo del Sud Sudan. Il secondo, la cui morte è stata annunciata nelle prime ore del giorno di Natale, è Khalil Ibrahim, da dieci anni presidente del Justice and equality movement (Jem), uno dei gruppi ribelli "originali" del Darfur.
Due morti che hanno smosso le acque limacciose delle situazioni interne di Sudan e Sud Sudan e che potrebbero avere delle conseguenze di medio e lungo termine. O forse no, perché è difficile, ora come ora, prevedere cosa succederà ai movimenti che i due leader avevano fondato e che dirigevano e come quindi evolveranno le cose.

Ma chi erano George Athor e Khalil Ibrahim? Iniziamo dal primo a cadere, l'ultimo a prendere le armi contro il suo governo. Fino a inizio 2010 Athor è stato un generale dello Spla, l'ex movimento ribelle diventato, dopo la pace del 2005, esercito regolare del Sud Sudan. Negli anni successivi al Cpa era stato promosso a vice capo di stato maggiore del nuovo esercito, con la delega per l'orientamento politico e morale. Ma alla vigilia delle elezioni generali del 2010 Athor ha deciso di sfidare il candidato scelto dal partito per il posto di governatore dello stato di Jonglei, Kuol Manyang Juuk, e si è quindi presentato come indipendente. Quando le urne hanno dato la vittoria a Kuol Manyang, Athor non ha accettato il risultato, a suo dire (e secondo molti altri in Jonglei) fasullo, e ha preso le armi contro l'esercito di cui aveva fatto parte, nei suoi gradi più alti, fino a pochi mesi prima.

venerdì 25 novembre 2011

Egitto, Sudan: quando l'attivismo politico costa carissimo

Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Sacrosanta, ovunque nel mondo: nelle nostre città del Nord ricco e ancora di più in paesi dove, accanto alla violenza privata, resiste ancora una violenza pubblica sulle donne. Emblematico è allora il caso di Mona el-Tahawy, blogger, opinionista e giornalista egiziana e americana, molto conosciuta in entrambi i suoi paesi, che l'altro ieri è stata arrestata al Cairo, tenuta 12 ore sotto custodia (si fa per dire... la parola custodia presupporrebbe una cura e un'attenzione che in questi casi mancano sempre!) degli uomini della Sicurezza dello Stato, che l'hanno bendata, picchiata e assalita sessualmente. Hanno scelto la persona sbagliata. Perché appena liberata, grazie anche alla sua doppia nazionalità, Mona ha ripreso a twittare, anche se con una mano e un braccio rotti dalle botte. E la sua fama internazionale ha fatto sì che la notizia di quello che le è successo abbia fatto il giro del mondo. Qui di seguito il video della sua intervista con la CNN.


mercoledì 23 novembre 2011

Rivoluzioni on air: non solo Cairo

Sono giorni convulsi questi. Nella mia amata Cairo, ad Alessandria, nel resto dell'Egitto. Ma anche negli altri paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Sto cercando di seguire passo passo soprattutto gli eventi del Cairo, che sento più vicini a me. Però non ne voglio parlare qui, non adesso almeno. Vi consiglio invece di seguire con attenzione sia il blog di Paola Caridi, sia il sito di Arabist, da cui ho tratto questa "mappa" delle posizioni dei diversi movimenti, partiti e personalità egiziane rispetto alle offerte dello SCAF.

dal sito www.arabist.net

domenica 13 novembre 2011

Le dimissioni

Complici le edizioni speciali domenicali, le dimissioni di Berlusconi sono oggi presenti sui giornali britannici meno di quanto ci si sarebbe aspettati. Ma ovviamente ci sono, in grande evidenza. Vediamole.

L'Independent on Sunday









































giovedì 10 novembre 2011

The day after

                   
La giornata di ieri sui mercati è stata per l'Italia una giornata nerissima. Oggi i giornali britannici la raccontano così.

Il Financial Times


                                           

mercoledì 9 novembre 2011

Rassegna stampa fotografica


Ho iniziato quasi per gioco, sulla mia pagina di Facebook. Ma siccome in queste ultime settimane le notizie italiane hanno avuto molto spazio sui giornali britannici, è diventato un "appuntamento gradito", come mi ha scritto oggi un amico. E così, iniziando dalla fine, ho pensato di pubblicare le foto degli articoli riguardanti l'Italia, e Berlusconi in particolare, anche su BorderLand. Un modo per compensare l'assenza dal microfono per la rassegna della stampa estera di Radio3, che stando qui a Durham non riesco a fare per ovvi motivi geografici.

Iniziamo dal Financial Times: prima pagina, p. 5 e p. 6







domenica 6 novembre 2011

La domanda dell'Independent

Oggi solo l'Independent torna su Berlusconi e la crisi italiana. Ma lo fa con una foto e una domanda in prima pagina che sono probabilmente nella mente di molti cittadini e governanti europei: "Vi fidereste di quest'uomo per salvarci tutti dalla catastrofe finanziaria?"


sabato 5 novembre 2011

Immagini da un G20

Ancora foto delle prime pagine e degli articoli dei giornali britannici che parlano di Mr B e di Italia. Immagini e commenti da e sul G20, sulle decisioni prese da Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea, sulle parole dette dal premier italiano in conferenza stampa. L'attenzione sull'Italia e su Berlusconi in particolare continua a essere alta.

Dopo il primo giorno di summit, gli articoli di ieri, 4 novembre





















mercoledì 2 novembre 2011

"How to mobilise a million?"


Ieri sera, 22.30 GMT, è andato in onda su Al-Jazeera English un bel documentario sugli attivisti di Girifna, movimento giovanile per la democrazia nato in Sudan prima delle elezioni generali del 2010. Trovate l'intero documentario sul sito dell'emittente araba, con gli orari di messa in onda dei prossimi giorni. Che per sicurezza riporto anche qui: giovedì 03.30; venerdì 16.30; sabato 22.30; domenica 09.30; lunedì 03.30; martedì 16.30 (NB: gli orari sono tutti GMT!)

Intanto ieri ci sono state altre manifestazioni a Kassala, nell'est del paese. Scatenate dalla morte di un ragazzo di 13 anni, investito e ucciso da una macchina della polizia, sono state disperse dalle forze di sicurezza con lacrimogeni. E su Twitter, tra stanotte e stamattina, sono stati diversi i sudanesi che si sono chiesti se le proteste dell'Est riusciranno dove le ribellioni del Sud prima e poi del Darfur, del Kordofan meridionale e del Nilo Azzurro non hanno avuto successo, ovvero nel far reagire la gente delle Tre Città (Khartoum, Khartoum Nord, Omdurman). @SudaneseThinker lo chiede chiaramente: "Sudanese Tweeps, do u think the growing protest movement in #Kassala can eventually trigger a big one in #Khartoum?" Perché la sensazione è che, come spiega @MimzMimz, "there's an 'ethnic priority list' that sparks angers among Khartoumians... KRT&North at top, South at deep bottom". Intanto, con l'Eid al-Adha che si avvicina e l'economia nazionale sempre più in crisi, la decisione del presidente Bashir di regalare 20mila pecore all'Egitto in occasione della Festa del Sacrificio suscita un misto di stupore, indignazione e ironia. 

lunedì 31 ottobre 2011

21 ottobre 1964

Le studentesse del Nursing Higher College di Khartoum aprono la processione funeraria di uno dei "martiri" dell'October Revolution, la mattina del 22 ottobre 1964, a Khartoum (dal sito http://gmsudan.com)

47 anni (e dieci giorni) fa il Sudan ha vissuto la sua prima rivoluzione. Non violenta, anche se qualche morto per le strade di Khartoum c'è stato, negli scontri tra i giovani universitari e le forze di sicurezza. Voluta dalla società civile, a partire dagli studenti, i sindacati, gli ordini professionali. E poi cavalcata dalle forze politiche che nei sei anni del regime militare di Ibrahim Abboud erano rimasti fuorilegge:

giovedì 27 ottobre 2011

Work in progress...

Non mi sono dimenticata del blog. E nemmeno - ovviamente - di Sudan, Sud Sudan, dei paesi limitrofi e di molti altri temi interessanti che varrebbe la pena sviluppare o su cui sarebbe interessante riflettere. Ma una serie di scadenze editoriali e accademiche che si sono accumulate mi impediscono di dedicare al blog il tempo, l'attenzione e la cura che vorrei. E di cui ci sarebbe bisogno.
Tornerò presto...

Mr B e i giornali britannici

Qualche foto dalle pagine dei maggiori quotidiani britannici, in una sorta di rassegna stampa per immagini.

Iniziamo dal Financial Times e dal Times di ieri, 26 ottobre...


















sabato 10 settembre 2011

Una nuova capitale per il Sud Sudan


Ramciel è difficile da trovare, su qualsiasi mappa. Ma il nuovo governo della neonata Repubblica del Sud Sudan ha deciso che entro sei anni la capitale sarà trasferita lì, nel centro geografico dello stato, terra di pascoli e allevatori semi-nomadi, dove la terra non manca e sarà quindi possibile costruire una nuova città dal nulla o quasi. 
È stata questa la prima decisione che l'esecutivo dell'ultimo nato tra gli stati del mondo ha preso nella sua riunione inaugurale. A due mesi esatti dalla proclamazione dell'indipendenza, il 9 luglio scorso, la vita politica e amministrativa del Sud Sudan passa anche da qui.

venerdì 2 settembre 2011

Breaking news from the Blue Nile - chapter 2

There have been some tweets this evening saying that Sudan's government declared a state of emergency in Blue Nile state, appointing ad-Damazin's SAF commander as "military ruler" and thus dismissing Malik Agar. A short SUNA news says the same.
It seems - but I doubt it has been independently confirmed so far - that Agar has redeployed near Kurmuk, while SAF and thus the government are in full control of Damazin and of Roseires dam, strategic for the capital region power supply. People are reportedly fleeing, especially from Kurmuk area into Ethiopia, and there have been some casualties.
I would say that the question I left open this morning - "whether a new conflict has just begun in Blue Nile, a risky development many were expecting, or whether the crisis can be wound down" - has been answered. In the worst way.


Breaking news in the Blue Nile


Fighting has erupted in Blue Nile. SAF reportedly attacked various positions, the state governor's residence included. Which means Malik Agar's, chairman of the SPLM-N and former commander of SPLA troops in Southern Blue Nile during the civil war. As of this early morning, few details are out about what is going on in the state and its capital, ad-Damazin. Disclaimer: those available come from the SPLM-N leadership and have not been independently confirmed. This said, what happened in Damazin? This is what Malik Agar himself told Bloomberg: three vehicles used by the SPLA were shot at by Sudanese soldiers while approaching the southern part of Ad-Damazin and "when our [SPLA] forces shot back at them, they just heavily bombarded my house and all sites of the SPLA in the capital". SPLM-N Secretary General's version, reported by Sudan Tribune, does not differ.

mercoledì 24 agosto 2011

Unilateral ceasefire


© africa-confidential.com 2010

Among the loads of news regarding Tripoli, Gaddafi's fate and the future of Libya pouring these days from international networks websites, yesterday afternoon a piece of news regarding Sudan broke in. During an unexpected visit to Kadugli, Southern Kordofan State's capital, president Bashir announced a unilateral ceasefire in the region. As Reuters reports, the president's offer consists of:
* two-week ceasefire
* at the end of that period, an "assessment on the ground"
* no permit to any foreign aid organisation to enter the state: all the aid will be channelled through Sudan's Red Crescent.

mercoledì 27 luglio 2011

Voglia di negoziato?

Così sembrerebbe, almeno a leggere le dichiarazioni degli ultimi giorni di vari alti esponenti del National Congress Party (Ncp). Qualche timido passo avanti rispetto al mio ultimo post, o almeno così pare. Ha iniziato Qutbi al-Mahdi, capo del political bureau dell'Ncp, che ha risposto positivamente alla disponibilità di Abdel Aziz al-Hilu a tornare al tavolo negoziale, ribadita in un'intervista ad As-sharq al-awsat. Ieri è stata la volta di Ahmed Haroun, il governatore del Kordofan meridionale, che, stando a quanto riporta la Reuters, ha detto che "le porte per il dialogo e la pace sono spalancate". Allo stesso tempo però Haroun ha accusato al-Hilu di essersi coordinato con i ribelli del Darfur per attaccare il governo e il suo esercito, pianificando anche, come riporta Sudan Tribune, un colpo di mano per assumere il controllo dello stato nordsudanese.
Nonostante le aperture alla possibile ripresa dei negoziati da entrambe le parti, i toni rimangono battaglieri. Difficile quindi capire se si tratti di mosse tattiche - sia la sbandierata disponibilità a trattare, sia le reciproche accuse - o di reale sostanza. I tempi sudanesi possono essere molto lunghi e i processi poco lineari, con molti stop-and-go, arretramenti e possibili deviazioni (lo spiega bene "Waging peace in Sudan", scritto da Hilde Johnson,  insider nei negoziati che hanno portato alla firma del Comprehensive peace agreement e ora inviata del segretario generale dell'Onu per il Sud Sudan). Una soluzione potrebbe essere lontana...

sabato 23 luglio 2011

Di progetti-sentinella, rapporti Onu e posizioni politiche

Il tutto riferito al Kordofan meridionale. Mea culpa, non ne ho parlato quasi per nulla nelle ultime settimane. Nell'ultimo post che avevo dedicato allo stato nordsudanese, avevo riferito della firma ad Addis Abeba di un accordo-quadro che sembrava sbloccare lo stallo tra Ncp e Splm-N iniziato con le elezioni in Kordofan meridionale a inizio maggio e proseguito con lo scoppio della crisi militare il 5 giugno.
In realtà, quell'accordo ha avuto vita breve.

#LoveFromSudan

Ho trovato solo oggi questo splendido video online. Mi ha commosso. Lo trovo bello, delicato, fatto con il cuore. Con quel cuore che, dicono molti nordsudanesi, ha pianto al momento dell'indipendenza del Sud. Ma il legame rimane, "we are all Sudanese, no matter what borders say", dice uno dei cartelli mostrati nel video da una ragazza nordsudanese. 


Al di là delle mosse, dei calcoli e delle divergenze della politica, c'è anche questo. Per fortuna. Anche se probabilmente molti sudanesi, sia a Nord che a Sud, non ne sono consapevoli.

giovedì 14 luglio 2011

Goodbye Juba

Sono in partenza, ma prima di prendere l'aereo e lasciare il Sud Sudan voglio fare un ultimo breve post targato Juba.
In questi giorni la vita sta tornando alla normalità in città, anche se si vedono ancora molte bandiere sudsudanesi in giro, se l'orologio sul round-about all'entrata della città continua a fare le congratulazioni al nuovo stato e via dicendo. Tornare alla normalità in realtà è una frase che descrive la situazione fino a un certo punto, visto che siamo ormai in uno stato diverso da quello dell'altra settimana. Quindi ci sono tutta una serie di cose da fare per rendere questa separazione dal Sudan una realtà anche nelle cose di ogni giorno. Nei giorni scorsi il governatore della nuova banca centrale del Sud Sudan ha annunciato che la nuova moneta sudsudanese inizierà a circolare dalla prossima settimana. Anche in Sudan si cambierà moneta. Trovate qualche dettaglio in più in questo articolo che ho fatto per il manifesto.

Mi dispiace partire. Ma in questo momento devo andare. Spero di poter tornare presto, veder nascere uno stato, questo stato, è particolarmente emozionante. E, al di là delle proclamazioni ufficiali, sarà un processo lungo.
Prima di lasciare Juba, vi segnalo anche un altro articolo che ho scritto per Limes. Parla di altro, di Unione Africana e Libia, ma introduce degli elementi per così dire continentali, alcuni dei quali possono essere spunti interessanti anche per riflessioni sui due Sudan. E su cui magari cercherò di tornare in qualche altro post...

domenica 10 luglio 2011

Il giorno dopo la festa

Le celebrazioni per l'indipendenza del Sud Sudan si sono concluse, nel migliore dei modi. E' stata una giornata molto bella, soprattutto perché è stata senza ombra di dubbio la festa dei sudsudanesi, una grande giornata di gioia e di partecipazione per la gente comune. Certo, c'erano i capi di stato e di governo di molte nazioni, africane e non, c'erano Ban Ki-moon, lady Ashton, Jean Ping a rappresentare Nazioni Unite, Unione Europea e Unione Africana. E c'erano Bashir e tutti i leader dei partiti politici settentrionali, da Sadiq al-Mahdi a Hassan al-Turabi.

sabato 9 luglio 2011

Welcome Republic of South Sudan!

The newest country in the world was born today. An amazing and emotional day of joy and feast for all: common citizens, foreign journalists, Sudanese (Northern and Southern) political leaders, foreign guests and dignitaries.
Parties began last night in Juba's streets, with thousands of people going around in cars or on foot, with flags, drums, songs. Today was the officialdom day, with the celebrations held at the Mausoleum of John Garang, at the presence of Salva Kiir Mayardit, president of South Sudan, and Omar Hassan al-Bashir, president of Sudan. And dozens of heads of state and government from all other the world.
Tomorrow all the challenges the new nation will have to face will become real, but today there has been room for joy and celebration only. Welcome South Sudan!

venerdì 8 luglio 2011

Meno uno

Ormai ci siamo quasi. Oggi sarà già una giornata frenetica: i pass speciali per assistere alle celebrazioni di domani si possono ritirare solo questa mattina. E sempre oggi si capirà il piano del traffico per il weekend, chi come e dove si potrà circolare. Speriamo che le autorità si rendano conto che 1. i giornalisti devono potersi muovere liberamente 2. che non tutti i giornalisti hanno auto con autista, molti si muovono con mezzi pubblici o di fortuna.
Intanto, alcune delegazioni straniere hanno iniziato ad arrivare, anche se il grosso è atteso per domani. A meno di 24 ore dall'ora X, sembra che in realtà ci siano ancora un bel po' di cose da fare. Ma forse è solo una mia impressione. Per chi volesse leggere qualcosa di più, sul sito di Lettera22 ci sono due miei articoli usciti oggi su il manifesto.

martedì 5 luglio 2011

Nuovo stato, vecchie sfide

Posto qui l'articolo sul Sudan che ho scritto per il nuovo volume di Limes, appena uscito, dedicato alle "(Contro)rivoluzioni in corso".


Domenica 5 giugno, verso sera, le agenzie di stampa battono una notizia: colpi d'arma da fuoco sarebbero stati sentiti a Um Dorein, nello stato nord-sudanese del Kordofan meridionale. Il giorno dopo, notizie di combattimenti arrivano anche da Kadugli, la capitale dello stato che include entro i suoi confini i Monti Nuba. In entrambe le città sarebbero in corso degli scontri tra le Forze armate sudanesi (Sudan armed forces, Saf) e i soldati dell'Esercito per la liberazione popolare del Sudan (Sudan people's liberation army, Spla). Ovvero l'ex esercito ribelle sud-sudanese, diventato dopo il trattato di pace (Comprehensive peace agreement, Cpa), firmato nel gennaio 2005 a Nairobi, l'esercito regolare del Sud Sudan. 

venerdì 1 luglio 2011

Meno otto

Che non è la temperatura di Juba, naturalmente. Otto sono i giorni che mancano alla proclamazione dell'indipendenza del Sud Sudan. Una settimana e una manciata di ore, ormai. E che succede in città?

mercoledì 29 giugno 2011

Nuove (buone?) da Addis Abeba

Mentre la data dell'indipendenza del Sud Sudan si avvicina, i negoziati in corso ad Addis Abeba, mediati dal Panel di alto livello dell'Unione Africana (Auhip) guidato dall'ex presidente sudafricano Thabo Mbeki, sembrano iniziare a dare qualche frutto. Ieri sera la prima notizia: il governo di Khartoum e lo Splm-Nord hanno raggiunto un accordo-quadro sulle "due aree", ovvero il Kordofan meridionale e il Nilo Azzurro, i due stati del Nord Sudan che hanno, in parte, combattuto con il Sud durante la guerra civile.

domenica 26 giugno 2011

Ciao David

Aprire Facebook e scoprire che è morto un caro amico è bruttissimo. Se poi succede quando sei a migliaia di km da casa e non potrai neanche stringerti attorno alla sua bella famiglia e piangerlo con gli altri amici è terribile. David è morto oggi in montagna, su quelle montagne che amava tanto. Lo saluto con una canzone che spesso abbiamo cantato assieme e che ora, purtroppo, dedichiamo a lui.

Prima da Juba

Sono arrivata ieri pomeriggio a Juba, Sud Sudan. In città fervono i preparativi per le celebrazioni per l'indipendenza della regione, che il 9 luglio diventerà il 54° stato indipendente dell'Africa. Scarseggiano alcuni beni, in particolare il carburante. Il che significa restare spesso senza elettricità, perché ogni goccia consumata per mandare avanti il generatore vale oro. E senza elettricità non si accede neanche a internet, ovviamente.
Cercherò di aggiornare il blog regolarmente, ci sono tante cose da raccontare e da commentare, anche perchè gli impegni delle ultime settimane mi hanno ridotto al silenzio. Intanto, per iniziare, una nota di colore: in vista dell'indipendenza, l'aeroporto internazionale di Juba è stato risistemato. C'est à dire: nello stanzone degli arrivi (per quello delle partenze non mi pronuncio, lo vedrò tra qualche settimana) è stato posizionato, funzionante!, un metal detector. Attraverso cui far passare tutti i bagagli dei passeggeri in arrivo, sia quelli a mano sia quelli spediti. Una volta controllati, vengono comunque lanciati e ammucchiati sul pavimento come prima. Solo che c'è una parvenza di ordine, di funzionamento e di sicurezza in più. Che naturalmente rallenta molto le cose...

mercoledì 15 giugno 2011

Kordofan meridionale

Le notizie che arrivano dal Kordofan meridionale continuano a essere estremamente preoccupanti, come ben racconta Alan Boswell sul TIME. Qualche dato: UNMIS, la missione Onu in Sudan, riportava ieri la notizia di un bombardamento su Kauda, simile a quelli condotti sulla capitale Kadugli e su altre città dello stato. Di Antonov visti caricare bombe e di Mig in rientro all'aeroporto di Khartoum parla nel suo blog anche Nicholas Kay, ambasciatore britannico in Sudan. La situazione umanitaria nel frattempo peggiora, come denunciano testimoni oculari, organizzazioni religiose e UN Ocha. Oggi, un lancio del SCRN, il network radiofonico della Chiesa Cattolica,  che trasmette anche dai Monti Nuba, riportava la notizia dell'uccisione di due cittadini sudanesi, membri dello staff delle Nazioni Unite a Kadugli, freddati sotto gli occhi dei caschi blu egiziani di stanza nella città. E mentre il presidente Obama ha fatto appello alle parti perchè si accordino su un cessate-il-fuoco, in serata un lancio della Reuters ha diffuso la notizia di scontri tra Saf e Spla nell'area di Abyei, sul fiume Kiir/Bahr al-Arab, che ormai fa da linea di confine (e del fronte) tra i due eserciti.

Che fine ha fatto l'Africa su Repubblica?

Condivido il testo dell'email che l'antropologa Giusy Muzzopappa ha inviato alla redazione di Repubblica.it e al suo direttore, Vittorio Zucconi. Con due precisazioni/commenti:

martedì 7 giugno 2011

Narrazione

Le news che arrivano dal Sudan, in particolare dal Southern Kordofan e dalla sua capitale, Kadugli, ancora teatro di scontri, sono sempre scarse e piuttosto confuse. Intanto, da Juba le Nazioni Unite aggiornano i dati umanitari: da giugno 2010 a fine maggio 2011 1556 persone sono state uccise in Sud Sudan. Una cifra altissima, anche perchè il maggior numero di vittime è stato causato dagli scontri tra SPLA e diverse milizie ribelli sud-sudanesi negli ultimi mesi, da metà febbraio in poi.
E questo per le notizie. C'è però dell'altro.

lunedì 6 giugno 2011

5 weeks to go...

Another week has passed, South Sudan's independence is only 5 weeks away now. Over the weekend there have been some disturbing news: U.N. blue helmets in Abyei "locked themselves up for a couple of days" during the worst clashes in the town, last month, probably to avoid being caught in cross-fire; and clashes were reported in Southern Kordofan. As for the U.N. peacekeepers, I doubt there is much to comment, their behaviour - if proven true - speaks for itself.

sabato 4 giugno 2011

Citazione dovuta

E' da mesi che ascolto "Ora", il nuovo cd di Jovanotti, con grande piacere. E quando già mi frullava in mente l'idea di questo blog, con questo nome - ho deciso di passare all'azione in modo del tutto improvviso, ma stavo considerando la cosa da un po' - non ho potuto fare a meno di notare che "Io danzo" poteva essere una buona colonna sonora. O quantomeno una traccia di una tracklist più lunga e variegata. E allora...

Riflessioni sulla pagina di un libro

Ieri, leggendo velocemente "Revolutionary Sudan. Hasan al-Turabi and the Islamist state, 1989-2000", scritto nel 2003 da J. Millard Burr and Robert O. Collins, sono incappata nella pagina che riporto integralmente qui di seguito.

In the 1992 the Department of State began to evaluate the threat to the United States from Muslim fundamentalism, Islamism, in the Sudan. In the long, hot, humid summer in Washington D.C. the Bureau of Intelligence and research of the State Department convened a seminar of academic experts to give guidance about the Sudan.

venerdì 3 giugno 2011

BorderLand

Perchè questo nome? Forse perchè i confini da attraversare e superare sono parte di me. Confini fisici, come quello che taglia la città in cui sono nata e cresciuta, Gorizia, o quello che sta per separare il paese che più amo e conosco dopo l'Italia, ovvero il Sudan. Ma anche confini mentali, quelli tra discipline e professioni o tra lingue, religioni e idee diverse. Nella convinzione che un confine non debba diventare un muro di separazione ma un'occasione di scambio, contaminazione, conoscenza.

Why this name? Maybe because crossing and overcoming borders is part of me. Geographical borders, like the one that cuts my hometown, Gorizia, or the one which will soon separate the country I love and know most besides Italy, i.e. Sudan. But also mental borders, borders between subjects and professions or between different languages, religions and ideas. In the belief that a border should not be a reason for division, but an opportunity for exchange, contamination, knowledge.

English version?

I was wondering whether I could use English only for my new blog. I doubt I can. Not all the time at least. Italian is my mothertongue and although I am presently living and working in England, I use English for academic purposes here and most of the documents, news and stuff I read are in English, when I write for newspapers and magazines I do it in Italian. It is - of course! - easier and faster. But I promise I will try to use both languages here, maybe mixing them a bit and within some limits (avoiding using them in the same sentence could be a good start, for example... :-)). So... here we go!

Abyei

E' passato qualche giorno, ma quando l'ho scritto il blog ancora non c'era: vi rimando quindi ora, anche se in ritardo, a un articolo sulla crisi di Abyei, in Sudan, scritto per Repubblica.it. Lo si può leggere anche sul sito di Lettera22, l'associazione di giornalisti indipendenti di cui faccio parte dal 2003. Oppure, se preferite ascoltare l'intervista con Radio3Mondo, potete farlo dal sito della trasmissione.

Capire quali siano le ragioni dietro l'ultima escalation ad Abyei non è semplice. Si sapeva che una crisi nella e per la regione era il rischio maggiore. La questione di Abyei è rimasta un nervo scoperto in tutti questi anni di pace tra Nord e Sud, e continua a esserlo a maggior ragione ora che mancano poche settimane all'indipendenza del Sud Sudan.
Il rischio che il gioco sfugga di mano rimane, anche se, come Roving Bandit, voglio continuare a credere che un nuovo conflitto Nord-Sud si possa evitare. Interessanti sono i link e i brani che Roving Bandit cita nel suo post. Danno la misura di quali e quante ipotesi, paure e interpretazioni l'azione di Khartoum ad Abyei del 21-22 maggio susciti. E di quanto poche siano le certezze. Intanto, le parti stanno cercando di trovare una via d'uscita, mentre sul terreno si contano i morti, come raccontava ieri la Reuters.

giovedì 2 giugno 2011

Finalmente mi sono decisa

Ho aspettato molto, nonostante più di qualche amico da anni mi suggerisca di fare questo passo. Non so perchè l'ho fatto ora. Ma oggi pomeriggio, invece di finire il paper al quale sto lavorando, ho pensato bene di passare all'azione. Devo ancora capire come funziona questo nuovo strumento, ma intanto... eccomi qui!