mercoledì 28 marzo 2012

Scontri tra i due Sudan, tra aggiornamenti e assurdità

Sono passati altri due giorni, ma non ci sono particolari novità sugli scontri al confine tra Sudan e Sud Sudan, che sarebbero ancora in corso. Dalla capitale dello stato di Unity, Bentiu, arriva la notizia che l'aviazione sudanese ha ripreso, anche la notte scorsa, i bombardamenti all'interno dei confini del Sud Sudan, mentre da Khartoum il capo dei servizi segreti sudanesi, Mohammed Atta al-Moula, ha accusato l'esercito sud-sudanese di essere entrato in territorio sudanese, ma ha escluso che i militari di Juba siano riusciti a entrare nei campi petroliferi di Heglig.

lunedì 26 marzo 2012

Sudan e Sud Sudan, violenti scontri al confine

Le notizie che arrivano da Khartoum e da Juba sono pessime. E ancora piuttosto confuse, a dir la verità. Districarsi tra le versioni ufficiali e divergenti dei due governi non è facile, capire quello che è successo veramente oggi quasi impossibile. E allora andiamo con calma e cerchiamo di fare il punto della situazione, quantomeno per quello che è trapelato finora.

Il primo a lanciare il breaking news su Twitter è @wasilalitaha, giornalista del Sudan Tribune, che verso le 19 italiane posta un tweet in cui riporta la notizia data dall'esercito sudanese secondo cui durante la giornata ci sarebbero stati scontri al confine con l'esercito sudsudanese, lo Spla, mentre i ribelli darfuriani del Jem avrebbero attaccato i pozzi petroliferi di Heglig, in Kordofan meridionale, quindi all'interno dei nuovi confini del Sudan.

sabato 17 marzo 2012

Clooney e i tweeps sudanesi: cronaca di una giornata particolare

Una giornata intensa tra i tweeps sudanesi, quella di ieri. Iniziata come sempre, con notizie e commenti che riguardano il paese, man mano che le ore passavano ha preso una piega diversa. Mentre da Khartoum la giornalista e blogger Maha el-Sanosi, alias @MimzicalMimz, raccontava della sua visita al marito di un'insegnante e attivista nuba, Jalila Khamis Koko, prelevata dai servizi segreti nella notte di quattro giorni fa e da allora sparita, Moez Ali, alias @his_moezness, già iniziava a fare dell'amara ironia su George Clooney, il suo incontro con Barak Obama e il suo attivismo pro-Sudan. All'hashtag #FreeJalila, si alternava quindi lo #SlapGeorgeClooney (date uno schiaffo a George Clooney). Perché "la politica non è un posto per la filantropia o l'altruismo" e perché "sì, il Sudan ha bisogno dell'attenzione dei media. Ma non del tipo che Clooney cerca".

giovedì 15 marzo 2012

Da Kony2012 a Clooney: quanto serve questo tipo di attivismo made in USA?

Kony2012 sta spopolando. Il video, perfettamente confezionato da "Invisible Children", ong americana, con la dichiarata intenzione di cambiare la storia dell'Uganda e del mondo facendo arrestare lo storico leader del Lord's Resistance Army (LRA), Joseph Kony, è riuscito nel suo intento di diventare virale ed è stato già visto da più di 100 milioni di utenti. Un record assoluto. Che, secondo gli autori, dovrebbe costituire il primo passo per cambiare (appunto) la storia, invece di studiarla.


domenica 4 marzo 2012

L'Italia e l'incuria

Grazie a un amico che l'ha postato su Facebook, mi sono appena imbattuta in questo bell'articolo di Gian Antonio Stella. Un articolo amaro, che si chiude con una speranza quasi utopica per questo paese: rilanciare e investire nella cultura, a iniziare dalla scuola di base, per fermare l'incuria, il degrado, la corruzione. Dice Stella:
 I confronti su 125 nazioni, stando ai dati dell'Università di Costanza, non lasciano dubbi: dove c'è più cultura c'è più innovazione, più sviluppo, più ricchezza e meno corruzione.
Rovesciamo: dove c'è meno cultura c'è meno innovazione, meno sviluppo, meno ricchezza, più corruzione.

Non mi sembra niente di particolarmente rivoluzionario. Mi spiego meglio: sarebbe rivoluzionario se l'Italia facesse un percorso di questo tipo. Ma in sé l'idea che più cultura e ricerca portano più innovazione, più sviluppo e quindi più ricchezza mi pare lapalissiano.
Ma evidentemente per decenni in questo paese i cosiddetti "decisori politici" non se ne sono resi conto. O se l'hanno fatto, hanno preferito non darlo a vedere e non agire di conseguenza. E ora chi, per sua ostinata e donchisciottesca testardaggine, ha comunque investito a livello personale su studio e cultura si trova di fronte a una scelta a senso unico: o vivere di briciole ed espedienti oppure portare all'estero le capacità e il bagaglio più o meno grande di sapere che ha accumulato e che qui in Italia, se anche riconosciuto, non trova nessuno spazio e non viene apprezzato.